Cultura

Così la musica dei videogiochi influenza la musica popolare

Le canzoni più emblematiche diventano per molte persone una sorta di colonna sonora per la loro vita. Nel tempo, però, la musica è stata in grado di esprimersi e diffondersi attraverso più forme. Anche le classiche melodie pensate per i videogiochi hanno finito col diventare particolarmente iconiche. L’idea di abbinare musica a tema all’azione videoludica risale ai tempi dei primi sintetizzatori, oggi sono veri e propri compositori ad occuparsi del comparto sonoro dei giochi. Le ost dei videogame godono ormai di un mercato vero e proprio. Ne è stata fatta di strada, dunque, da quando i videogiochi presero piede negli anni ‘70 e le loro musiche venivano registrate su musicassette e vinili. All’epoca le tracce erano solitamente monofoniche e molte di queste, seppur popolarissime, si rivelavano essere composte in realtà da una manciata di secondi ripetuti in loop.

Il primo titolo che presentò effettivamente una colonna sonora dedicata fu “Space Invaders”, verso la fine del decennio. Nel 1980, invece, “Rally-X” presentava per la prima volta un sottofondo continuo e melodico. Capito l’andazzo, da allora gli sviluppatori si prodigarono per migliorare a poco a poco la qualità del sonoro, affidandosi ad apparecchi molto più avanzati e a nuovi chip sonori studiati proprio per le console. Anche i semplici computer cominciarono a giovare del fenomeno, mediante l’introduzione di schede audio FM digitali. Fu così che nacque la cosiddetta musica “chiptune”. L’attenzione verso la musica presente nei videogiochi crebbe però solo verso gli anni ‘90, con l’arrivo delle console a 16 bit. L’audio rappresentava pur sempre un aspetto secondario e i limiti dei sistemi in commercio erano tali da spingere i game designer a concentrarsi sul gameplay e sul gioco in sé per sé.

La quasi totalità dei videogiochi veniva e viene prodotta in Giappone. Fu nel Sol Levante che iniziò così a dilagare la passione dei fan per i temi musicali che erano soliti apprezzare col gamepad in mano. Fu in particolare il SEGA Mega Drive, attraverso il lavoro del compositore Yuzo Koshiro, a cercare di fare un passo in avanti producendo brani techno e ancora più orecchiabili. Insomma, personalizzare le tracce era diventato molto più facile e di conseguenza le ost divennero rapidamente molto più complesse ed elaborate. La SEGA provò a spingere ancora di più su questo fronte con il Mega CD, una sorta di periferica aggiuntiva da collegare al Mega Drive. Chiaramente, i supporti ottici permettevano la riproduzione di musiche molto più apprezzabili di quelle tipiche delle cartucce.

La prima PlayStation, che in origine sarebbe dovuta essere un ampliamento del Super Nintendo, portò invece alla luce dettagli come il riverbero. Ancora oggi quella di “Final Fantasy VI” viene considerata una delle migliori colonne sonore videoludiche, tanto che stando a qualche recensione del gioco nel 1994 il leggendario compositore Nobuo Uematsu presentò persino le sue musiche alla Scala di Milano. L’artista giapponese fu molto abile a dimostrare come la musica di un videogame potesse essere molto più sofisticata di quanto si potesse immaginare. Con l’avvento di internet e dei dispositivi mobile, l’accesso alle tracce musicali è diventato molto più immediato e di conseguenza popolare.

Dalle app che utilizziamo via smartphone con software semplici come i rompicapo si passa ai tradizionali videogame evoluti per pc o console, ma è ampio anche il campo dei browser game. Ci sono anche sale da gioco digitali che replicano l’esperienza delle sale tradizionali e numerosi siti con informazioni o approfondimenti. Scoprire le regole per giocare a burraco o a poker o conoscere recensioni su videogiochi appena usciti non è affatto difficile. Ciò che salta all’occhio, o meglio all’orecchio, è che talvolta anche nel corso di un banale gioco di intrattenimento online è presente un sottofondo musicale specifico. Tutto frutto dell’eredità lasciata dalle prime console Nintendo, SEGA e Atari: non è più un segreto, i gamer si emozionano ascoltando la musica giusta al momento giusto.

Si narra comunque che sin dalle prime generazioni di console alcune ost famose abbiano persino ispirato grandi musicisti, influenzando anche il pop. La musica di “Space Invaders”, ad esempio, fu campionato dalla Yellow Magic Orchestra per un loro brano e numerose canzoni del passato si sono basate proprio sulle musiche di quel titolo. Già nel 1982 Buckner & Garcia avevano realizzato un fortunato album basato sulla musica dei videogame. Oggi molte delle sonorità tipiche dei videogiochi del passato fanno volentieri capolino tra le hit straniere.

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