“Dai miei occhi l’oltre”, la raccolta poetica di Maria Teresa De Carolis
“Essere poeti significa scrivere quello che si sente senza freni, mentre il fuoco della vita divampa”
Lo scorso 17 maggio, nell’ambito della rassegna “Ferma l’onda alla cultura” ideata e curata da Tina Ottavino, è stata presentata la raccolta poetica “Dai miei occhi l’oltre” di Maria Teresa De Carolis, docente di Storia, Filosofia e Scienze Umane.
Il volume della nostra concittadina, pubblicato da Aletti Editore e prefato da Alessandro Quasimodo, esplora il potere catartico della poesia. Le parole diventano strumento per superare l’immanenza della realtà e consentire all’anima di esprimersi liberamente, di dare forma all’universo intangibile delle emozioni riscoprendo la meraviglia del mondo, osservato con lo stupore degli occhi innocenti di un bambino.
Non a caso, la stessa De Carolis afferma che “l’unico mezzo per liberare il mondo è scatenare il cuore, sciogliendo legacci e vincoli, abbattendo mura e limiti. Essere poeti significa scrivere quello che si sente senza freni, mentre il fuoco della vita divampa”.
Per approfondire il percorso che ha portato a concepire questa pregevole silloge poetica abbiamo rivolto qualche domanda all’autrice.
Come nasce la passione per la poesia?
«La passione per la poesia, la letteratura del neoclassicismo e l’arte in generale nasce in età adolescenziale e cresce in maniera esponenziale in età adulta».
“Dai miei occhi l’oltre”. A cosa allude il titolo della silloge?
«Fondamentalmente attraverso i miei occhi vorrei mettere in evidenza come si possa guardare “oltre” ogni barriera e ogni discriminazione culturale, etica e sociale, oltre tutti gli orrori che stanno devastando il mondo, per poi perdermi tra la meraviglia e lo stupore dei colori vibranti della natura».
I principali temi della sua poetica?
«Affronto temi di grande attualità, come la disabilità e le grandi criticità che ruotano intorno ad esse, la violenza di genere, i conflitti e le catastrofi ambientali che stanno devastando e deturpato popoli e territori. Parlo dell’amore smisurato di una madre per i suoi figli, ma parlo soprattutto di incanto e stupore, se guardiamo tutto con gli occhi innocenti di un bambino».
Quale messaggio vuole consegnare al lettore?
«Il messaggio che vorrei diffondere alle nuove generazioni è di amarsi sempre, ascoltare il respiro più profondo – cioè quello dell’anima – che spesso viene violato e poco nutrito, e di tendere sempre la mano alle persone più fragili, alle persone con disabilità. Per loro anche un incrocio di sguardi, di mani che si sfiorano, si abbracciano e si raccontano è di fondamentale importanza, mentre per noi è arricchimento e risorsa».
Ha altri progetti letterari in cantiere?
«Al momento sarò ospite con la mia raccolta poetica “Dai miei occhi l’oltre” al Festival del Libro a Polignano a Mare, poi sicuramente non rimarrà un’opera isolata ma continuerò il mio percorso di crescita».
