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“Festival della Pace attraverso la Cultura”, omaggio ad Irina Hale

La 15esima edizione della manifestazione, organizzata dall’associazione “Stargate Universal Service”, ha ricordato la compianta “artista bambina”, presentando la sua ultima graphic novel

Giovedì 25 luglio, l’associazione barese “Stargate Universal Service” ha organizzato la XIV edizione del Festival della Pace attraverso la Cultura, ospitato presso la Parrocchia San Marco a Bari Japigia, che ha visto la partecipazione del Club per l’Unesco di Bisceglie, rappresentato da Mino Miale, dell’Accademia delle Culture e delle Scienze Internazionali e dell’associazione “Poveri Cavalieri di Cristo di San Bernardo di Chiaravalle”.

La serata si è articolata in vari momenti di volontariato, poesia, musica e arte figurativa, affidati agli artisti e agli autori che gravitano attorno all’associazione barese, presieduta da Mariella Ragnini de Sirianna.

Tutti gli interventi della serata sono stati accomunati da una convinzione solida. Per dirla con le parole della presidente: «Non può esistere pace senza cultura, né cultura senza pace. Questa riflessione, che non è mia ma di Nikolaj Konstantinovič Rerich, l’intellettuale russo che fu illustre esponente della corrente pittorica del Simbolismo, in effetti ispira tutte le iniziative di Stargate. Durante i nostri incontri – sottolinea Ragnini –diamo spazio ai talenti artistici ispirati da questo comune denominatore”.

Tra i momenti più significativi della serata c’è stata la presentazione dell’ultima graphic novel della compianta Irina Hale, pittrice e donna di cultura di origine russa scomparsa nel 2022, che scelse la Puglia come sua terra d’adozione. La graphic novel ruota attorno alla domanda “La Pace può essere… una fetta di torta?”.

A parlarcene è Mino Miale, scenografo turese, che ha avuto la fortuna di conoscere e collaborare con Irina Hale: «Il libro offre uno spaccato di quello che Irina sognava: un mondo meglio vissuto dal genere umano, dove fiaba e realtà fluttuano insieme. In tal senso, la sua arte si presenta come “messaggio universale”, in cui si opera “al di là” della nozione di tempo e spazio, in cui vince la creatività e l’immaginazione, sostanza della libertà e dell’arte stessa».

«Pronipote di Konstantin Ushinsky, fondatore della pedagogia russa, la ricerca di Irina ha ruotato attorno alla sperimentazione di mezzi comunicativi ideali al “linguaggio infantile”. Abbandonando la torre d’avorio dell’accademismo – prosegue lo scenografo turese – “l’artista bambina” (come amava definirsi) ha organizzato laboratori didattici sul teatro delle ombre, inventando storie che poi venivano sceneggiate e recitate insieme ai bimbi.
Nei pochi ma intensi incontri, si parlava di marionette (disegni animati) e burattini (ombre, movimento e suoni), nonché dei loro più lontani antenati: le maschere rituali dei popoli primitivi, le cui tracce, ancora oggi vive, sono state cercate e trovate da Irina recandosi direttamente in Africa».

«Un’esperienza quest’ultima che ci accomuna: anche io, recentemente, sono stato in Costa d’Avorio ed ho avuto la possibilità di studiare quelle maschere rituali, recuperate dalla terra e custodite nei musei. Prossimamente – chiosa Miale – è mia intenzione ritornare in Africa per girare nei villaggi e studiare musiche e balli rituali, che, assieme alla maschera, rappresentano gli elementi fondanti del loro Carnevale».

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