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Il Primitivo di Puglia parente dello Zinfandel d’America

Negli ultimi anni, grazie ai progressi nelle tecniche genetiche e a una ricerca storica approfondita, è stato definitivamente accertato che il Primitivo di Puglia e lo Zinfandel, vitigno simbolo della California, condividono le stesse origini.

Su questa scoperta, che ha gettato nuova luce sulle connessioni storiche tra Puglia e Stati Uniti, si è soffermato Stefano de Carolis, autore del libro “Primativo di Turi. Piccolo Blu di Puglia” (edizioni Carta Bianca).

«Verso la fine dell’Ottocento – spiega de Carolis – anche la Puglia fu devastata dalla filossera, un parassita importato dagli Stati Uniti, che in poco tempo distrusse gran parte dei vigneti locali. Di fronte a questa crisi senza precedenti, tanti contadini si trovarono privi di una fonte di sostentamento e furono costretti ad abbandonare la propria terra e le proprie famiglie per emigrare negli Stati Uniti d’America in cerca di un lavoro».

«È così che negli USA si riversa una massa di manodopera agricola, anche specializzata (zappatori, innestatori e potatori), grazie alla quale vengono impiantati numerosi ettari di vigneti. In particolare – chiosa de Carolis – in California sono proprio le braccia pugliesi a dare un contributo determinante alla coltivazione dello Zinfandel, verosimilmente partendo dagli innesti del Primitivo di Puglia».

Xylografia che ritrae la lotta contro la filossera

La Testimonianza di Vito Lotito

Una testimonianza significativa di questa dinamica viene offerta da Vito Lotito, turese emigrato in Canada nel 1974, già vicepresidente dell’Aeroporto di Toronto.

«Agli inizi del 1900 – racconta Lotito – il mio bisnonno, Nicolangelo Catalano (classe 1861), lasciò Turi ed emigrò in America, come tantissimi turesi e italiani, con la speranza di trovare un lavoro per mantenere la famiglia.
Quando partì, infatti, era sposato con Ippolita Schettini, da cui aveva avuto quattro figli: Modesto, Margherita, Vincenzo e Maria».

«Nei primi tempi – prosegue Lotito – il bisnonno mandava regolarmente soldi a casa; poi, improvvisamente, non si ebbero più sue notizie per circa cinque anni. Per sbarcare il lunario, la moglie di Nicolangelo, Ippolita, da tutti chiamata “Polda”, imparò l’arte della “lattatura a calce”, che a quei tempi era considerata un mestiere femminile, e si industriò ad imbiancare le abitazioni. In questo lavoro fu aiutata dal figlio Vincenzo (mio nonno) che, nonostante fosse zoppo a causa della polio, si rimboccò le maniche per dare una mano alla famiglia. Lo stesso imparò a “costruire” i pennelli utilizzati per l’imbiancatura, realizzati con il crine montato su una base in legno di fico».

La “lattatura a calce”

«Poco prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale, il bisnonno fece ritorno a Turi con un po’ di soldi, che era riuscito faticosamente a risparmiare. In quegli anni di silenzio, come raccontò, si era trasferito da New York in California, dove aveva lavorato nelle estensioni di Primitivo, vitigno noto negli Stati Uniti con il nome di Zinfandel».

Cava gemme impiegati per innestare la vite

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