“La nomina di Tina Resta è avvenuta in quota Lega”
Giannalisa Zaccheo interviene sulla designazione ministeriale di Tina Resta nel Consiglio della Fondazione Petruzzelli
Riceviamo e pubblichiamo una personale riflessione dell’avv. Giannalisa Zaccheo in merito alla recente nomina ministeriale dell’ex sindaco Tina Resta nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Lirico-Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.
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Mercoledì 18 luglio, una notizia ha invaso le pagine di quasi tutte le testate giornalistiche locali: la designazione ministeriale di Tina Resta nel nuovo Consiglio di indirizzo della Fondazione Petruzzelli.
Una notizia che ha scosso gli ambienti locali, generando da un lato entusiasmo, dall’altro – e a ragione veduta – un’ondata di indignazione. Perché, diciamolo senza ipocrisie: quella nomina è apparsa fin da subito come una forzatura politica, che ignora e calpesta i requisiti previsti dallo Statuto della Fondazione.
Eccola, ancora una volta, la solita, nauseante spartizione di poltrone. Una pratica tanto radicata nella nostra Repubblica da sembrare parte del suo stesso DNA. Nulla di nuovo, purtroppo, sotto il sole d’Italia.
E allora, a chi oggi grida vendetta – legittimamente, ma forse con troppa ingenuità – vorrei dire: rassegnatevi, non è questa la vera questione. Magari lo fosse!
Come donna impegnata nella vita politica di Turi, che risponde unicamente ai valori e ai doveri che la propria coscienza riconosce, sento però il dovere di alzare la voce. Di parlare. Di denunciare.
Perché in tutto questo c’è un dettaglio – anzi no, un nodo politico fondamentale – che non può essere ignorato: la nomina di Tina Resta è avvenuta in quota Lega.
Sì, avete capito bene: da quella stessa fucina di potere che da anni sforna poltrone con l’etichetta di partito ben visibile, è uscita anche quella assegnata a Tina Resta. Ed è marchiata Lega.
Il partito di Matteo Salvini. Il partito dell’autonomia differenziata, della secessione strisciante, che da decenni non fa mistero di considerare il Nord la locomotiva, e il Mezzogiorno un vagone da sganciare, un peso morto da lasciare indietro. Il partito di Vannacci, del revisionismo becero, della regressione culturale e civile.
E tutto questo, ripeto, non scandalizzerebbe più di tanto se almeno avvenisse alla luce del sole, nel rispetto di una coerenza, per quanto ideologicamente distante.
Ma no. C’è di peggio. Tina Resta ha sempre dichiarato di essere una donna di sinistra. Il suo percorso politico parla chiaro: dal Partito Comunista fino alle esperienze più recenti, sempre nell’alveo della sinistra.
Eppure, oggi, la ritroviamo a sedere su una poltrona assegnata dalla Lega.
Dalla sinistra alla Lega, passando dal centro destra in un battito di ciglia. Senza un sussulto di vergogna. Senza un briciolo di pudore.
Una giravolta disarmante. Un clamoroso tradimento dei propri valori, consumato – con ogni probabilità – in cambio di due poltrone: una ricevuta oggi, e una promessa in occasione delle elezioni regionali.
Altro che onestà intellettuale, altro che fedeltà ai propri ideali.
Tina Resta dimostra, così, di essere una figura politica ambigua, sfuggente, inafferrabile: “né carne, né pesce” (cit.).
Una creatura anfibia, a seconda della convenienza.
Un vero e proprio Minotauro della politica (altro che…!), dove l’ideologia si piega all’opportunismo.
Ed è in questo che risiedono il mio sgomento e la mia indignazione.
Viviamo un’epoca drammatica, segnata dall’avanzata inarrestabile delle destre più estreme, reazionarie, sovraniste. In un momento in cui è sempre più urgente difendere i valori democratici, progressisti, umani e ambientalisti, possiamo davvero permetterci il lusso del silenzio davanti a scelte come questa?
Davvero possiamo accettare che chi si è sempre detto di sinistra oggi diventi strumento politico di una forza dichiaratamente antimeridionalista, conservatrice, regressiva?
È questa la coerenza che vogliamo insegnare alle nuove generazioni?
E chi, fino a ieri, ha sostenuto Tina Resta in campagna elettorale? Chi ha condiviso con lei visioni e battaglie? Chi l’ha voluta e proposta come Sindaco di Turi? Dove sono oggi le loro voci?
Mi rivolgo, tra gli altri, a “l’Indignato numero uno” della nostra comunità: Colui che siede accanto a Tina Resta tra i banchi dell’opposizione.
Colui che solo un anno e mezzo fa organizzava un convegno per denunciare i danni irreparabili dell’autonomia differenziata targata Lega. Cosa pensa oggi, davanti a questa plateale abiura politica?
E i consiglieri di minoranza che hanno aderito al movimento “CON”, vicino a Michele Emiliano? Davvero riescono a ingoiare questo boccone amaro? Davvero riescono a giustificare una nomina che va in totale contrasto con i principi stessi che hanno sempre sostenuto?
Se fossimo in un tempo normale, in un tempo ordinario, non avrei scritto queste righe. Mi sarei limitata, forse, a fare i complimenti a Tina Resta per la sua abilità acrobatica, per la sua straordinaria destrezza nel muoversi tra i salti mortali della “politica dei politicanti”.
Ma oggi no. Oggi non possiamo più tacere. Non possiamo più accettare compromessi su ciò che conta davvero: la coerenza, la verità, l’impegno etico.
Siamo arrivati a un bivio. Il mondo attorno a noi si fa sempre più oscuro, e ogni piccolo gesto, ogni scelta, ogni parola conta. Oggi più che mai dobbiamo scegliere da che parte stare. Perché un giorno la Storia ci chiederà dove eravamo. Da parte mia vorrei poter rispondere: Ero dalla parte della coerenza. Dalla parte dei valori. Dalla parte giusta. E gli altri?
Abbiamo bisogno di Uomini e Donne interi. Non ibridi, non mostri politici generati dal compromesso e dalla sete di potere, metà uomo e metà bestia.
Il mondo è già abbastanza pieno di bestialità.