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La nuova veste della Torre dell’Orologio

Stefano de Carolis pone un interrogativo sulle “campane Sommaruga”

Riceviamo e pubblichiamo

I lavori di restauro della Torre dell’Orologio sono quasi giunti a termine.
Ricordo che, nella relazione generale redatta dall’ing. Giuseppe Rotondo, si precisa che «l’intervento è finalizzato al recupero del bene sia dal punto di vista della fruizione visiva, che da quello della funzionalità», agendo «sull’aspetto esterno e interno del monumento».

Nel dettaglio, per quanto riguarda l’esterno, è prevista la rimozione degli elementi di degrado superficiale e il ripristino del colore originario dell’intonaco.
Per quanto concerne la pulizia della parte sommitale della facciata, che presenta una ghirlanda e decorazioni in pietra, la relazione sottolinea che «sarà predisposto specifico progetto di restauro, redatto da restauratore abilitato alla professione».

Su quest’ultimo aspetto, vorrei soffermarmi. È noto, infatti, che la ghirlanda ospita le due campane a calotta, componenti essenziali del prezioso orologio di Sellaroli. Queste campane, rare per un orologio da torre, furono acquistate per 570 lire e, molto probabilmente, fabbricate da Isidoro Sommaruga, rinomato costruttore di grossi orologi da torre.

Mi domando se, nel corso dei lavori, sia stata verificata l’integrità delle campane e dei loro supporti, valutando anche l’opportunità di una eventuale pulitura accurata. Infine, considerata la prassi di produrre una relazione dettagliata per la Soprintendenza dei Beni Culturali, sarebbe interessante sapere se il restauratore incaricato abbia prodotto un adeguato fascicolo fotografico dell’intervento. Un passaggio fondamentale per garantire una testimonianza visiva dello stato di conservazione del bene e per eventuali interventi futuri.

Stefano de Carolis

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