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“L’Arrivéé de la Jeunesse”, la storia dell’immigrazione italiana in Lussemburgo

Il docu-film, prodotto da PassaParola Media Group, porta per la prima volta sul grande schermo una pagina di storia poco nota

Per la prima volta approda sul grande schermo la storia dell’immigrazione italiana nel Granducato di Lussemburgo. Il merito è del docufilm “L’Arrivéé de la Jeunesse”, realizzato da PassaParola Media Group. Il lungometraggio narra un’epopea poco conosciuta, magistralmente raccontata dal giovane e talentuoso regista Fabio Bottani, di origini italo-lussemburghesi, che ha saputo mescolare finzione a rari documenti d’archivio.

Una storia che tocca da vicino anche la nostra comunità: molti turesi, in passato, sono emigrati in Lussemburgo alla ricerca di un futuro migliore. A questo si aggiunge che all’interno del pregevole cast figura anche Michele Camposeo, nostro concittadino residente da anni nel Granducato.

Il regista Fabio Bottani

La trama

Il lungometraggio è ambientato a Esch-sur-Alzette, nel Sud del Lussemburgo e nella Grande Région (Lor-Saar-Lux), dall’inizio del ’900 ai giorni nostri. Protagonisti sono i membri di una famiglia italiana emigrata in Lussemburgo: dal capostipite Mario (Antonio Spagnuolo), arrivato nel 1909, minatore, fino ai giorni nostri, dove Anita (Julie Kieffer) insegna lussemburghese ai nuovi immigrati. Cinque generazioni, protagoniste di altrettante epoche storiche, fra guerre, Resistenza, battaglie politiche, amore e sacrifici.

Sullo sfondo la squadra di calcio Jeunesse di Esch-sur-Alzette, in gran parte composta da italiani, i cosiddetti “figli della miniera”. Da sempre sinonimo di aggregazione e riscatto sociale, la Jeunesse giunse a confrontarsi sul campo con avversari come la Juventus di Platini e il Liverpool degli anni Settanta. E il film racconta in maniera acuta e commovente proprio quest’ultimo episodio.

Maria Grazia Galati: “Una pagina di storia ignorata”

Come anticipato, il docu-film – liberamente ispirato al libro Tanti italiani fa… in Lussemburgo di Remo Ceccarelli (PassaParola Editions) – è stato prodotto PassaParola Media Group, fondato nel 2004 da due giornaliste italo-lussemburghesi, Paola Cairo e Maria Grazia Galati. Ed è proprio quest’ultima che accettato di rispondere alle nostre domande, aiutandoci a capire qualcosa in più sull’interessante pellicola.

Cosa l’ha spinta a produrre questo lungometraggio?

«Da oltre 20 anni, in Lussemburgo, mi dedico all’attività di giornalista e scrittrice, concentrandomi sulla realtà italiana locale e promuovendo la storia e la cultura del nostro Paese. L’opportunità offerta da Esch2022 Capitale Europea della Cultura, insieme ai relativi bandi per partecipare con un progetto culturale incentrato sull’immigrazione locale, e l’idea che da tempo coltivava il regista in tal senso hanno fatto il resto».

Perché ha scelto di affrontare il tema dell’emigrazione italiana nel Granducato di Lussemburgo?
«Perché è un fenomeno poco noto. In Italia si è al corrente, ad esempio, della storia dell’emigrazione italiana negli USA, e il cinema l’ha trattata a lungo. Viceversa, questa storia italiana, a poche centinaia di metri dal nostro Paese, è ancora oggi sconosciuta a molti. Poi, so che i giovani amano meno leggere, preferendo informarsi tramite tutto ciò che è “visivo”; quindi, volevo far arrivare questa storia a loro nella maniera più fruibile ed efficace. Con un film, appunto, che mescolasse il fascino della finzione con il valore dei documenti storici, provenienti dal Centro Nazionale Audiovisivo e dal Centro di Documentazione sulle Migrazioni Umane di Dudelange».

A suo parere, perché il fenomeno dell’emigrazione italiana in Lussemburgo è rimasto sullo sfondo della storia ufficiale?

«Perché come per tutti i fenomeni migratori italiani nel mondo (non solo in Lussemburgo) le autorità (e di conseguenza l’opinione pubblica) l’hanno ignorato. Questo è anche uno dei motivi per il quale il film sta riscuotendo grandissimo interesse e successo anche in Italia: finalmente questa storia viene alla luce e riceve l’attenzione che merita».

Il docu-film può dare un contributo critico all’attuale discussione sulle tematiche migratorie?

«È ciò che spero con tutto il cuore».

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