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Totò Riina, “il quinta elementare” studente nel Carcere di Turi

La pagella del capo di Cosa Nostra, “alunno modello” che imparò a leggere, scrivere e a fare i conti nella scuola carceraria di Turi

“Sono un quinta elementare”. Risuona nella mente la dichiarazione che Salvatore Riina, sanguinario capo di Cosa Nostra nato nel 1930 a Corleone, rende nel 1993 durante il processo dinanzi la Corte d’Assise di Palermo, presieduta dal dott. Gioacchino Agnello, per i cosiddetti “delitti politici” di Piersanti Mattarella, Michele Reina, Pio La Torre e Rosario Di Salvo.

Una dichiarazione che, come molte altre, si rivelerà falsa. Ed oggi possiamo affermarlo con assoluta certezza, grazie a quanto è emerso dall’evento “Mafia Nostra”. Le mafie in terra di Bari, organizzato lo scorso 18 luglio da Stefano de Carolis con il patrocinio del Rotary Club “Putignano Trulli e Grotte”.

Salvatore Riina – Stralcio audio deposizione Corte d’Assise di Palermo (1993)

L’ingresso nel Carcere di Turi

«Preparando il materiale per l’incontro pubblico, mi sono imbattuto nella lettura del volume “Totò Riina. La sua storia”, un saggio scritto da Pino Buongiorno, pubblicato nel lontano 1993. Con stupore – ricostruisce de Carolis – ho appreso che il 14 marzo del 1952, il 22enne Riina, dopo una breve permanenza nel Carcere di Casal Monferrato, fa il suo ingresso nel nostro Istituto Penitenziario».

«A questo punto – prosegue – ho contattato il Direttore della Casa Circondariale di Turi, la dott.ssa Nicoletta Siliberti, da cui ho avuto conferma della reclusione nel nostro Carcere del futuro “capo dei capi” di Cosa nostra, condannato a scontare una pena di 12 anni, comminatagli per rapina e omicidio preterintenzionale, avendo ucciso il diciottenne Domenico Di Matteo».

«L’aspetto interessante è che, nel Carcere di Turi, Totò “u curtu” (“il corto” come venne soprannominato per la sua statura di un metro e cinquantotto centimetri) riceverà i primi rudimenti scolastici grazie ai maestri Vito Spinelli e Giovanni Cozzolongo. Infatti – sottolinea de Carolis – a partire dall’ottobre del 1952, Riina – matricola numero 0671 – frequenta la terza elementare presso la scuola carceraria di Turi, all’epoca facente parte del circolo di Casamassima. L’anno successivo si iscrive alla classe quarta, senza però mai terminarla, visto che il 23 aprile del 1954 viene trasferito nella Casa Penale di Termini Imerese».

Riina – Ingresso nella Casa Circondariale di Termini Imerese dopo la reclusione nel Carcere di Turi

“Uno studente modello”

«La classe terza di Riina – racconta De Carolis – è composta da 11 alunni, tutti di origine siciliana e calabrese: Orazio Caldarola, Filippo Calla, Giovanni Chiaradia, Pietro D’Amico, Giacomo De Felice, Natale Salvatore De Leonardis, Giuseppe Giliberti, Giuseppe Doddis, Giuseppe Munta, Giovanni Salamanca e Nicola Papandrea.

Totò Riina decide di dedicarsi con impegno allo studio, distinguendosi come alunno modello e diventando il primo della classe. A fine anno scolastico – dopo un dettato, un tema e un problema – i docenti stilano la sua pagella: 7 in religione, italiano, scienze e igiene; 8 in aritmetica, calligrafia, storia e geografia. Paradossalmente, il voto più alto fu il 9 in educazione morale e civica».

«Degne di nota – chiosa de Carolis – sono anche le osservazioni scritte dal maestro Vito Spinelli, che sembrano risentire di un tono “reverenziale” nei confronti dei suoi allievi: “la classe si dimostra volenterosa”. “È gente diversa, eterogenea. Volti pensosi ed occhi indagatori mi fissano. Ho stabilito con essi quella concordia basata sul reciproco rispetto e penso d’essere stato compreso pienamente”».

Una storia dimenticata da 31 anni…

«Dopo aver fatto le mie ricerche – chiarisce Stefano de Carolis – ho condiviso con il sindaco Giuseppe De Tomaso le notizie raccolte. Ho così scoperto che il 18 luglio 1993, esattamente 31 anni prima dell’incontro pubblico che stavo organizzando, De Tomaso aveva scritto un articolo su Riina scolaro carcerato a Turi».

«Come mi ha riferito lo stesso primo cittadino, in qualità di caporedattore centrale della Gazzetta del Mezzogiorno, casualmente venne a conoscenza del fatto che “Totò Riina era stato recluso nel carcere di Turi dove per un anno aveva frequentato le lezioni di terza elementare e per pochi mesi le lezioni di quarta elementare. Sono riuscito a procurarmi copia della sua pagella e dei giudizi scritti dai suoi insegnanti. Da caporedattore centrale della Gazzetta pianificai la pubblicazione dell’articolo per domenica 18 luglio 1993, a un anno di distanza dalla strage di via D’Amelio, dove morirono Paolo Borsellino e la sua scorta.
Il mio articolo su Riina scolaro venne ripreso il giorno dopo dall’intera stampa nazionale. Pochi mesi dopo la vicenda di Riina carcerato studente venne ripresa da Pino Buongiorno nel libro sulla vita di Riina. Ma Buongiorno si guardò bene dal citare la fonte sui voti e sul rendimento scolastici di Riina. Mi rimane comunque la soddisfazione di aver riacceso un faro su una fase poco conosciuta della vita del boss”».

“Un documento storico da tramandare”

Le parole di Stefano de Carolis, frutto di un impegno civile costante e sempre disinteressato, hanno il merito di aver riacceso un faro sul “battesimo” del mafioso Salvatore Riina. Dal suo racconto, possiamo recuperare la memoria collettiva un frammento poco noto della biografia di colui che, a distanza poco meno di due decenni, diventerà il capo incontrastato di Cosa Nostra, dando inizio alla cruenta “stagione stragista”.

«La pagella scolastica di Riina è un documento storico che merita di essere divulgato e trasmesso alle nuove generazioni. Una testimonianza – conclude de Carolis – che conferma come il Carcere di Turi, oltre ad aver ospitato le nobili figure di Gramsci e Pertini, abbia aperto le porte delle sue celle ad una galleria inquietante di “criminali eccellenti”, tra cui, solo per fare un altro esempio eclatante, lo stesso Fra’ Ciavolino. Figure che andrebbero studiate con pari dovizia di dettagli, non foss’altro perché, sociologicamente parlando, ci consentono di conoscere l’altra faccia della medaglia della nostra società».

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