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Stagionali, Turi non aderisce al finanziamento Pnrr

Il Consiglio comunale ha deliberato di non accettare i 4,6 milioni di euro destinati al nostro Ente per superare i problemi legati all’accoglienza dei lavoratori stagionali

Lo scorso 5 gennaio si è celebrato il Consiglio comunale monotematico, riunito in sessione urgente, per discutere sull’adesione al finanziamento Pnrr, di circa 4,6 milioni di euro, destinato al nostro Ente per superare le criticità legate all’accoglienza dei lavoratori stagionali e allo sfruttamento della manodopera in agricoltura.

Dopo un lungo e articolato dibattito, che analizzeremo prossimamente, l’assise ha deciso di rifiutare le risorse. Difatti, l’esito della consultazione ha visto il voto favorevole di tutta la maggioranza e del gruppo “Patto per Turi” (Angelo Palmisano e Sergio Spinelli, quest’ultimo assente per motivi di lavoro). Quanto al Gruppo Misto, la consigliera Teresita De Florio si è astenuta, mentre hanno deciso di uscire dall’aula i consiglieri Onofrio Resta, Paolo Tundo e Giannalisa Zaccheo.

Tre le motivazioni che hanno sostenuto la scelta di non aderire al finanziamento.

Innanzitutto, dagli incontri bilaterali con il Dipartimento di Architettura del Politecnico di Bari, incaricato dalla Regione Puglia di fornire supporto tecnico nella fase progettuale, si è accertata “l’impossibilità di localizzare l’intervento in aree di proprietà comunale”; situazione ribadita anche nella relazione a firma dell’ing. Giuseppe Di Bonaventura, funzionario in forza al Settore Lavori Pubblici.

In secondo luogo, è sfumata l’ipotesi di ubicare la struttura nell’area di proprietà demaniale denominata ‘ex polveriera’, lungo la Strada Provinciale 58, a causa di “problematiche di carattere giuridico-vincolistico”.

In ultimo, a seguito di vari tavoli di concertazione in Prefettura e in Regione, cui hanno partecipato anche i sindaci dei Comuni viciniori (Casamassima, Conversano e Sammichele di Bari) e le associazioni di categoria, non si è riscontrata la disponibilità a perseguire un modello di accoglienza diffusa, realizzando più insediamenti nei territori maggiormente coinvolti nella campagna cerasicola, in modo che la comunità turese non si trovasse nella posizione di essere l’epicentro, unico e isolato, dei flussi migratori stagionali di tutta la provincia del sud-est barese.

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