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Ci ha lasciato Matteo Fiorente, “l’ultimo comunista di Turi”

All’età di 85 anni ci ha lasciato Matteo Fiorente, “l’ultimo comunista di Turi”, come amava definirsi.
Investito da un’auto la sera del 7 aprile scorso, Fiorente è venuto a mancare dopo aver lottato per cinque mesi.

Le esequie, inizialmente previste per lunedì 16 settembre in Chiesa Madre, sono state rinviate a data da destinarsi, poiché l’autorità giudiziaria ha disposto l’esame autoptico della salma.

“Intonachista con la quinta serale”

“Intonachista con la quinta serale”, come affermava fiero, Matteo Fiorente inizia a lavorare dall’età di sette anni, «perché in famiglia si soffriva la fame. A quei tempi – raccontava – si lavorava sodo per preparare la calce, sotto pioggia e neve. Sveglia alle 5 di mattina e subito sul posto di lavoro a preparare il materiale per riparare i muri».
Da pensionato si dedica all’artigianato e all’antiquariato, allestendo numerose mostre.

La passione politica

La cifra indelebile della sua vita è, tuttavia, l’infaticabile passione politica, portata avanti con ammirabile coerenza per oltre 50 anni, avendo come unico vessillo il simbolo della falce e martello: «Non ho mai lasciato la falce e il martello. Molte volte – dichiarava alla nostra testata nel 2015 – mi dicono che sono solo un nostalgico perché il Partito non esiste più. Ma il Partito non c’entra. È l’idea della persona che deve rimanere. L’importante è quello che hai nel cuore, non quello che fai per diventare un “personaggio”».

Una rapida carrellata della sua storia politica, ci porta indietro al 1968, quando Fiorente si iscrive nelle fila del Partito Comunista Italiano con l’intento di riscattare i torti subiti da suo padre, vittima dei soprusi «dei capitalisti muratori dell’epoca e dei fascisti senza assegno». «Ho abbracciato questa ideologia politica – confidava – in memoria di mio padre. Lui era un operaio edile, ma a quell’epoca la massa operaia veniva umiliata, era priva di diritti. Mio padre è morto a 57 anni. Ho deciso di tesserarmi non perché pensavo di diventare qualcuno, ma per combattere il capitalismo, sempre dalla parte dei lavoratori».

Segue la militanza in Rifondazione Comunista, di cui è stato anche segretario cittadino, e, nel 2011, l’approdo ad Alternativa Comunista come coordinatore locale.
Si candida varie volte, sia a livello comunale che nelle competizioni regionali e provinciali, con risultati non sempre lusinghieri che, ad ogni modo, non scalfiscono la sua incrollabile volontà di continuare a testimoniare i valori in chi credeva.

ph Stefano de Carolis

L’impegno sociale

Oltre ad aver pubblicato una raccolta di poesie, intitolata “Poesie e Pensieri”, Matteo Fiorente ha intrapreso negli anni tante battaglie civili. Tra tutte, ne ricordiamo due.

Nel 1992, all’indomani della strage di Capaci, dà vita ad una petizione popolare con l’obiettivo di dedicare una strada al giudice Giovanni Falcone. Raccoglie 174 adesione e, con il consenso della Giunta dell’epoca (sindaco Vito Donato Valentini), riesce a far intitolare la piazza antistante la stazione ferroviaria al magistrato simbolo della legalità e della lotta alla mafia.

Nel 2009, Fiorente si impegna in una nuova raccolta firme per salvare il Cinema Zaccheo, suggerendo di impiegare la somma destinata all’abbattimento (circa 300mila euro) ad «una ristrutturazione radicale, per poter trasformare quel luogo in un punto di ritrovo culturale per i giovani».

La redazione esprime le proprie sentite condoglianze alla famiglia.

Alcuni ricordi:
https://archivioturi.lavocedelpaese.info/index.php/2012/07/11/turi-e-i-suoi-ricordi/
https://archivioturi.lavocedelpaese.info/index.php/2012/10/29/lospedale-il-mio-ricordo/

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