“Le strade di Gazzillo”: un restauro da fare a regola d’arte
Stefano de Carolis: “Servono interventi accurati per preservare la storia e l’identità del borgo antico”
Da alcune settimane sono iniziati i lavori di restauro e risanamento conservativo del basolato ottocentesco che caratterizza il nostro centro storico, con interventi specifici in via Palombaro e via Sant’Andrea.
A riguardo, abbiamo raccolto le osservazioni di Stefano de Carolis, da sempre attento custode del patrimonio storico della nostra comunità.
«Via Palombaro e via Sant’Andrea – dichiara de Carolis – sono tra le strade più antiche del nostro borgo e, in passato, erano conosciute come “le strade di Gazzillo” per la presenza dello studio-abitazione dell’omonimo notaio. La pavimentazione, risalente all’Ottocento, è rimasta inalterata fino ai giorni nostri grazie alla sensibilità e al senso civico dei residenti. Infatti, negli anni Ottanta, quando si decise di asfaltare gran parte delle vie del centro storico, i residenti più anziani organizzarono un sit-in di protesta per preservare queste due strade».
De Carolis, inoltre, evidenzia come nel corso degli anni siano stati eseguiti vari interventi sulla pavimentazione del borgo antico, purtroppo non sempre con la dovuta attenzione: «Una pratica comune – spiega – è stata quella di riempire con il cemento gli spazi attorno ai tombini, senza preoccuparsi di reintegrare le basole rimosse durante i lavori sui sottoservizi, come acquedotto e fognatura».



Nuovi lavori, vecchi errori…
«Venendo ai lavori attuali – segnala – dalle fotografie scattate emerge chiaramente che si sta ripetendo lo stesso errore: dopo aver rimosso il vecchio cemento, ci si sta limitando a posarne altro. Buona prassi, al contrario, prevede che andrebbero messi a livello i telai dei tombini, reintegrate le chianche e fugare i giunti. Oltre ad utilizzare materiali antichi, è poi necessaria una pulitura ottimale della basola nel momento della fugatura».
«Questo approccio, oltre a rispettare le linee guida ministeriali (Decreto Legislativo 42/2004) e della Soprintendenza, garantisce un risultato estetico e funzionale degno di un centro storico di valore.
Il mio auspicio – conclude de Carolis – è che i lavori in corso possano proseguire nel rispetto delle buone pratiche di restauro, al fine di custodire non solo l’integrità strutturale ma anche la bellezza senza tempo di queste antiche vie».






L’esempio virtuoso del passato
Se le regolamentazioni vigenti e il “buon gusto” non bastassero, Stefano de Carolis richiama alla memoria la scrupolosa dedizione con cui, in passato, gli amministratori si prendevano cura del centro storico.
«Nel 1827 il Consiglio Decurionale di Turi, con il Sindaco Vitantonio Giannini, deliberò i lavori di basolatura delle strade interne del borgo antico per un costo di 800 ducati:
“[…] si prega di assicurare la riuscita e perfezione di una opera cotanto importante […]. Signori uno dei più importanti oggetti che richiama la nostra attenzione è quello delle basole delle strade interne al paese. Lo stato attuale come conoscete è deturpevole e di notte molto pericoloso ai cittadini percorrerle […] “.
Il materiale lapideo utilizzato veniva selezionato e attinto dalla cava del “serrone di Turi”. Anche la scelta dei colori naturali era importante per l’esecuzione e la messa in opera, in quanto una volta posate nel modo giusto dal mastro basolaro, le chianche dovevano uniformarsi con il contesto architettonico circostante, trovando la giusta armonia:
” […] le strade grandi saranno lastricate con basoli dette di conto e i vicoli con quelle dette inselciate di marra. La miniera per li basoli sarà ricercata dal partitario unitamente al direttore dei lavori. Le pietre devono essere di colore grigio e rossiccio […] “.
Il basolato doveva essere resistente all’usura e al passaggio delle ruote ferrate dei traini e delle carrozze. Inoltre, è importante sottolineare che il lavoro finale doveva rispettare alla lettera il capitolato d’appalto:
“[…] se i lavori saranno realizzati al contrario o non conformi, l’ingegnere potrà romperli in loco, e obbligare il partitario a riporli. Dopo il certificato dell’ingegnere, l’ultimo quinto sarà pagato la metà dopo la misurazione e l’altra dopo un anno d’uso. Qualunque difetto che si sviluppa in detto anno, sarà a carico dell’appaltatore“.
Non da ultimo piace ricordare il lavoro di ribasolatura di Via Forno Comunale, eseguito nel 1897 dal muratore Stefano Albano, fu Matteo, al costo di 700 lire».