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L’emancipazione della donna nell’arte

La riflessione del presidente Antonio Conte, a margine del secondo incontro di “Marzo in Rosa”

Sabato 16 marzo, presso la sala conferenze di Casa delle Idee, si è svolta la seconda conferenza del format “Marzo in Rosa – Storie di Donne”, organizzato dal Comune di Turi in collaborazione con l’AUSER e l’Università della Terza e Libera Età (UTLE).

Ospiti della serata la pittrice Angela Catucci, la scrittrice Adriana Ostuni e l’artista Annarita Rossi. A margine dell’interessante convegno, il presidente Antonio Conte ha condiviso alcune personali riflessioni sul ruolo della donna nel mondo dell’arte.

«Molto spesso si sente parlare delle donne nell’arte come muse ispiratrici di opere immortali o come soggetti nei ritratti.

Il mondo dell’arte è un universo maschile, in cui si concentrano dispute culturali a scapito di una realtà di genere che nei secoli ha affiancato silenziosamente l’infinito spazio artistico e culturale, affidato per diritto di nascita agli uomini.

Una figura statica, quella della donna, che trova difficoltà a ritagliarsi uno spazio piccolissimo nella vita di tutti i giorni. Basta dare una rapida occhiata ai libri di storia per ricordarci in quale angolo fossero relegate le donne: angeli della casa, custodi del fuoco sacro, ancelle, madri, mogli, sorelle, figlie. Passeranno molti secoli prima che la donna possa affrancarsi da quell’immagine dipinta, che non le conferiva nessun posto nel mondo se non a fianco dei propri uomini.

La presenza crescente del ruolo delle donne nell’arte si scontrò, nell’Ottocento – ma è ancora oggi un’abitudine dura a morire – con il ruolo secolare della figura della donna. Uno degli ambiti artistici più difficili in cui trovare posto per le donne fu la scultura, tecnica dalla quale le donne furono praticamente escluse, non tanto per una questione legata alla fatica della lavorazione dei materiali, ma perché non potevano prendere lezioni di studio di nudo e di anatomia.

Quella delle donne nell’arte è una storia che tocchiamo con mano ogni giorno e che punta i riflettori sulla volontà di cambiamento e su quel “genio” che da secoli ormai non è più appannaggio solo degli uomini. Forse, andando a ritroso nelle affermazioni fatte fin qui, è vero che la società qualifica un certo tipo di doti. Dunque, se la società evolve, se diventa inclusiva e aperta, esisterà un diverso approccio alla cultura e all’arte e quindi alla crescita morale di ogni cittadino. Arte e società si compenetrano, fornendo possibilità e genio, condivisione e senso estetico. La storia dell’arte non mancherà mai di ricordarcelo».

Il Presidente Antonio Conte

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