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Chiesa Madre, don Luciano porta a termine le prime due opere di restauro

Il crocifisso ottocentesco e la campana della “Messa” ritornano al loro originario splendore

Domenica 12 febbraio, l’arciprete don Luciano Rotolo, ha celebrato la conclusione del restauro di due manufatti della Chiesa Madre, impartendo la santa benedizione al crocifisso ottocentesco e all’impianto campanario, riportati al loro originario splendore grazie al supporto dell’azienda Willy Green Technology.

Il crocifisso della Confraternita del Santissimo

Il crocifisso, realizzato in legno e cartapesta, ha attraversato epoche e generazioni, portando con sé le tracce di una devozione profonda. Fino agli anni ’40, infatti, era impiegato dalle Confraternite durante i funerali, accompagnando i defunti nel loro ultimo viaggio. In particolare, l’esemplare custodito presso la Chiesa SS.ma Maria Assunta sembra essere quello di proprietà della Confraternita del Santissimo di Turi, oggi estinta, alla quale appartenevano i calzolai.
Come testimoniano le immagini pubblicate sulla pagina Facebook della Chiesa Madre, il tempo aveva profondamente segnato il crocifisso, rendendo necessario l’intervento di restauro, che ha restituito all’opera sacra la sua bellezza.

La campana della “Messa”

Identica fortunata sorte è toccata alla «terza campana, quella detta “del Capitolo” (perché un tempo chiamava a raccolta tutti i sacerdoti che facevano parte del Capitolo della Matrice) o “del Santissimo o della Messa” (perché chiamava i fedeli alla celebrazione eucaristica)» – precisa don Luciano in un post.

«Questa campana – prosegue – risale all’anno 1844 e ha la tonalità del Mi Bemolle. In passato suonava sia a martello che a distesa. Purtroppo, a causa di diverse problematiche, da diversi anni poteva suonare soltanto a martello, privando così la città di Turi di un suono che era familiare tra i nostri antenati».

«Con questi lavori – chiosa l’arciprete – finalmente l’antica campana potrà restituire l’antico suono perduto a distesa. È stato realizzato un castello in ferro capace di sostenerla e di farla suonare come un tempo, restituendoci da una parte la nostalgia di Dio e dall’altra la memoria della nostra storia quotidiana, fatta anche di sapori, di luci e di suoni…».

Un tributo alla devozione

«Don Luciano ci ha coinvolto in questi due progetti e siamo stati lieti di dare il nostro contributo. La storia del crocifisso e della campana della “Messa” – commenta Ventura, direttore della Willy Green Technology – si intreccia con quella della comunità turese; il loro restauro è stato un tributo all’amore e alla dedizione di quanti si sono impegnati a preservarli per le generazioni future».

ph Chiesa Madre – Parrocchia Maria SS.ma Assunta

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