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La Chiesa di San Nicola: dal suo antico culto alla demolizione

Storia e domande irrisolte su un tesoro perduto di Turi

di Stefano de Carolis

Tra le più antiche testimonianze di fede e architettura a Turi spicca la chiesa dedicata a San Nicola di Bari, un culto ancora più antico di quello dei Patroni San Giovanni e Sant’Oronzo.
Questo piccolo edificio sacro, interamente in pietra e a pianta rettangolare, sorgeva a circa trenta metri dall’antico Castello di Turi (Palazzo Marchesale). Curiosamente, nonostante la sua scomparsa, la struttura architettonica, identificata con la particella 665, è ancora indicata nelle moderne mappe catastali.

L’antica chiesa identificata negli attuali fogli catastastali.
Il cerchio rosso evidenzia la posizione della piccola abside rettangolare (“scarsella”)


L’ingresso principale della chiesa affacciava su via del Sedile, mentre una porta laterale conduceva verso Piazza Marchesale. Sul fondo si trovava una piccola abside rettangolare, conosciuta come “scarsella”, decorata con un affresco raffigurante San Nicola. Fino agli anni ’60, secondo alcune testimonianze, l’immagine del santo era ancora visibile, affiancata da una Madonna anch’essa affrescata.

Le stesse testimonianze riferiscono l’esistenza di una porta, situata a circa due metri dall’ingresso principale, che conduceva a un grande ipogeo, accessibile scendendo 8-9 gradoni in pietra. Sorge dunque spontanea una domanda: si trattava forse di un’antica chiesa rupestre dedicata al santo?

Le testimonianze storiche

Un documento manoscritto del 1606, conservato presso l’archivio Diocesano di Conversano, descrive la situazione dell’edificio all’epoca: «[…] ci siamo avvicinati alla chiesa del suddetto terreno sotto il titolo di San Nicola, nella quale abbiamo trovato una nuova struttura fatta dai figli ed eredi dell’ex Palmisano de Palmisano senza altare e immagini […]».

Un altro manoscritto, datato 1659, aggiunge ulteriori dettagli sulla Chiesa di San Nicola: «[…] la predetta chiesa è situata nella medesima terra di Turi, nell’area del Palazzo Baronale, nel quale l’Illustrissimo Signore non poté entrare per la sua imminente caduta, per cui non vi si celebrava da quasi due anni, e quindi la vista dell’altare era nuda.
Deve essere celebrata ogni settimana la domenica e il lunedì per le anime dei fondatori, e [ill.] Le messe vengono ora celebrate nella collegiata del presbitero Giovanni Domenico di Palmisanus, beneficiando del semplice beneficio nella stessa chiesa
[…].
Da allora, Illustrissimo Signore, fui costretto e obbligato a restaurare la stessa chiesa con tutti i rimedi di diritto e di fatto, e a provvedere al necessario per la celebrazione e, in difetto, a cogliere i frutti benefici della stessa […]».

Estratti dei documenti del 1606 e del 1659, custoditi presso l’Archivio Diocesano di Conversano

Dalla gloria alla scomparsa

Nel corso dei secoli, la chiesa di San Nicola subì un destino inglorioso: venne trasformata in una civile abitazione con annessa una grande cantina. Negli anni ’60, il proprietario, Rocco Rizzi, produttore di vino, vendette la casa al fioraio Andrea Di Pinto. Tuttavia, nel 1970, l’Amministrazione Comunale di Turi ne ordinò la demolizione per fare spazio a una piazzetta di dubbia utilità, cancellando ogni traccia storica dell’antica chiesa. Ancora più grave fu la mancanza di qualsiasi studio storico-archeologico prima dell’abbattimento.

Nel 2003, durante i lavori di ripavimentazione del “Larghetto di San Nicola”, non furono effettuati i necessari saggi archeologici preliminari, che avrebbero potuto restituire alla comunità importanti testimonianze del passato.

La storia della chiesa di San Nicola rappresenta una ferita aperta nella memoria di Turi. Chissà se, in futuro, qualche mente illuminata vorrà indagare sugli interrogativi ancora irrisolti, restituendo dignità a questa pagina dimenticata della nostra storia collettiva.

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