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La Faldacchea di Turi spopola al Salone internazionale “Promessi Sposi”

Nel bilancio dell’iniziativa, supportata da Confesercenti, pesa il rammarico per l’assenza dell’Amministrazione comunale

Dal 9 al 12 novembre, una rappresentanza dell’Associazione “La Faldacchea di Turi” ha partecipato alla 37esima edizione di “Promessi Sposi, il matrimonio in vetrina”, una delle più rinomate manifestazioni del wedding in Italia, che quest’anno ha ottenuto il riconoscimento di “Salone internazionale”.

Quattro le attività consorziate che hanno aderito all’evento, ospitato presso il nuovo padiglione della Fiera del Levante di Bari: “Aurelia dolciaria”, “Cristalli di Zucchero”, “Luciana I dolci” e “Portanova bar pasticceria”.

Lo stand turese, supportato da Confesercenti Bari, ha registrato un clamoroso successo: migliaia di visitatori hanno assaggiato e apprezzato il “dolce della sposa”, esplorando un pezzo dell’affascinante storia delle tradizioni e delle tipicità gastronomiche di Turi.
Oltre alla degustazione, le maestre dolciaie hanno offerto uno show-cooking, durante il quale hanno preparato dal vivo la Faldacchea – l’originale rigorosamente bianca – seguendo scrupolosamente l’antica ricetta cristallizzata nel disciplinare di produzione legato al marchio collettivo, registrato a inizio anno presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Non sono mancati, inoltre, gli ospiti illustri, tra cui Antonello Magistà, proprietario del ristorante stellato “Pashà” di Conversano, e il maestro Michele Jamil Marzella, la cui musica esperienziale si è “sposata” con le “dolci note” della Faldacchea.

Francesco Fiore: “È un onore supportare queste iniziative che mirano a caratterizzare il territorio”

«“Promessi Sposi” – dichiara Francesco Fiore, coordinatore delle sedi territoriali di Confesercenti Bari – è stato un grande palcoscenico su cui si è potuta esibire la Faldacchea di Turi. Per noi di Confesercenti è un onore supportare queste iniziative che mirano a caratterizzare il territorio, perché crediamo che in questo momento sia necessario ricercare e saper riconoscere il capitale delle tipicità territoriali come valore da spendere per lo sviluppo turistico».

«Il prodotto locale non è una merce indistinta ma va interpretato come un ambasciatore del territorio, e per questo è necessario preservarne il sistema che lo genera e la competenza che lo tramanda. Una volta delineata la strategia – prosegue – è necessario che questa sia gestita da attori locali ben selezionati, capaci di trasmettere emozioni autentiche che solo il senso di appartenenza al territorio può comunicare».

«A Turi – sottolinea il referente di Confesercenti Bari – sta accadendo proprio questo. Quattro attività produttive, coordinate magistralmente dal presidente dell’Associazione, Stefano de Carolis, hanno deciso di fermare il tempo e scolpire nella roccia un disciplinare di produzione che profuma di tradizione della nostra terra e di registrare un regolamento d’uso del marchio collettivo “La Faldacchea di Turi”».

«È stato emozionante vedere come queste attività, con un’unione di intenti invidiabile, abbiano avuto la possibilità di descrivere il prodotto e la passione che quotidianamente investono in questo progetto. Sono sempre più convinto – conclude Francesco Fiore – che la crescita del territorio spesso sia dettata dalla sinergia che si crea tra le persone che ci credono; ed è stato proprio questo che ha creato il fortissimo legame tra il presidente dell’associazione “La Faldacchea di Turi” e Confesercenti».

Stefano de Carolis: «Grazie anche agli “assenti”»

«Sono stati quattro fruttuosi giorni dedicati con fatica e impegno alla promozione della Faldacchea e del territorio di Turi» – scrive sui social Stefano de Carolis a consuntivo della straordinaria esperienza.
«Ringrazio i tanti amici e le migliaia di visitatori intervenuti all’evento, e soprattutto grazie a tutti gli “assenti” che avevano il dovere di rappresentare il paese e di far sentire la propria vicinanza alle quattro imprese cittadine» – chiosa, prendendo atto dell’assenza dell’Amministrazione comunale che, vale la pena ricordarlo, è titolare del marchio collettivo e dovrebbe essere pronta a cogliere ogni opportunità di valorizzazione del percorso fin qui tracciato.

«Turi, un paese dove tutto si comincia e niente si finisce»

La constatazione del presidente de Carolis è stata condivisa e rilanciata dagli stessi titolari delle attività produttive, i quali hanno espresso la profonda delusione per essere stati ignorati dalle istituzioni locali.

«Qualcuno potrà pensare “lo fate per un vostro tornaconto”, senza considerare gli investimenti fatti negli ultimi due anni sia a livello economico che di lavoro» – riflette Francesco Laera (Portanova bar pasticceria).

«E che nessuno ci venga più a dire che a Turi non si fa nulla, perché noi ci stiamo mettendo il sangue. Se non si fa rete – aggiunge – le manifestazioni restano fini a se stesse, e questo lo dico da cittadino turese oltre che da delegato di Confesercenti Turi, nomina ricevuta da chi vede in noi delle risorse preziosissime per salvaguardare e promuovere il nostro territorio».

Ancora più incisivo e realistico il commento di Marilena Catucci (Cristalli di Zucchero): «Turi, un paese dove tutto è impossibile, dove tutto si comincia e niente si finisce, dove qualsiasi prodotto tipico viene poi trasferito in altra sede, perché gli altri sono più bravi di noi a valorizzarne i pregi. Un paese dove fare squadra è un’utopia, invece no… noi, l’Associazione “La Faldacchea di Turi” siamo riusciti, grazie alla nostra caparbietà e a quella del nostro presidente, a portare avanti un progetto che sta dando visibilità al nostro Paese, e non sono nel circondario ma in tutta Italia e all’estero. In tutto questo portiamo avanti un marchio, un brand di proprietà del nostro Comune, con orgoglio. Per questo chiediamo di non essere ignorati, di non essere snobbati, chiediamo sostegno: non organizziamo sagre o feste di paese, noi creiamo opere d’arte che portano il nome di Turi nel mondo intero».

«Non è mia abitudine alzare i toni, ma credo che con questo totale disinteresse il paese abbia dimostrato, ahimè, tutta la sua ignoranza, intesa come non conoscenza del lavoro artigianale, non considerazione delle competenze e, ancor più grave, non interesse per noi artigiani che con impegno e sacrificio vogliamo elevare il nome di Turi attraverso un prodotto che ci contraddistingue ovunque!» – fa eco Luciana Salvatore (“Luciana I Dolci”).

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